Published on Gennaio 27th, 2010 | by Nidil_Firenze
3Stavolta sto con Brontolo
La spesa pensionistica è troppo alta e quella per l’avviamento al lavoro troppo bassa?
Bene: pigliati 500 euro dalla pensione di tuo nonno e fuori di casa. Per legge!
Così, dopo i fannulloni della PA e gli eversivi delle elites sinistroidi, il ministro Brunetta affonda il colpo laddove il buon Tommy Padoa Schioppa si era limitato a mimare un ‘buffetto’. E il colpo Brunetta lo può affondare tranquillamente, nella certezza che tanto la polemica conseguente sarà portata avanti da coloro che, in maggioranza, bamboccioni non sono.
Saranno quelli che ce l’hanno storicamente con lui. Ci saranno, sicuramente, quei ‘bamboccioni’ che tutto vorrebbero essere meno che tali, che hanno ereditato questo ‘status’ contro la loro volontà e alla stregua di un insulto. Tra i bamboccioni indignati ci saranno probabilmente giovani che hanno passato gli ultimi mesi sul tetto di una fabbrica per rivendicare i loro diritti al lavoro, ad uno stipendio, ad una vita. Ci siamo anche noi, precari di Nidil che non si accontentano di quel che ci passa il convento, e che la sappiamo abbastanza lunga in materia…
Ma non credo saremo in molti, dopotutto.
A qualcuno, magari, stare in famiglia piace: mote comodità e poche responsabilità. Il docente di economia all’Università di Bologna ed esperto di welfare Stefano Zamagni descrive i giovani italiani come “individualisti e incapaci di rendersi utili alla società“, magari integrando lo studio con dei lavori attraverso i quali, ammesso che ci siano, possono “migliorare i loro talenti per costruire capacità relazionali”, dato che, secondo le statistiche, “chi ha nel curriculum esperienze diverse dallo studio trova lavoro prima” .
Ed è proprio per questo che ci spinge a riesaminare da altri punti di vista la proposta del ministro, così come fa peraltro il costituzionalista Giovanni Gazzetta dalle colonne del Riformista , imputando le cause del “bamboccionismo” ad un sistema di welfare iniquo e duale, sbilanciato sulla spesa pensionistica e che lascia alle famiglie il ruolo di ammortizzatore sociale.
Ma noi ci chiediamo: i giovani oggi, che secondo Tito Boeri sono discriminati due volte sia sul lavoro che sul Welfare, candidati a lavoratori poco pagati e molto instabili che prospettive hanno?
Qual è il livello di consapevolezza sul tema dei diritti del lavoro?
E se c’è consapevolezza dell’eventualità della negazione dei diritti, come conviene muoversi?
Silenzio.
Non si sentono però le loro voci, non li sentiamo arrabbiarsi, non li vediamo organizzarsi.
Qualcosa è stato fatto, ma poco e in modo frammentato. C’è stata l’onda, ma ora non se ne vede più nemmeno il riflusso. Sento solo sfiducia: nel lavoro, nella politica, nel sindacato, nella scuola… Tutto fa schifo, si indulge nello schifo e, tutto questo alle orecchie di uno che si è guadagnato il rispetto dei propri diritti con la lotta, sa molto di alibi.
Proviamo un’analisi alternativa…
Tempo fa i giovani uscivano di casa per fare il militare. Quelli e quelle che studiavano, cambiavano città per frequentare l’Università.
Oggi è diverso: il militare non c’è più, la vita del fuori sede richiede fondi che altro che i 500 euro del ministro… e poi le università ormai sono arrivate quasi sotto casa di chiunque, come gli ipermercati, e ci puoi anche ordinare i corsi on-line.
E il lavoro non si trova, e quando si trova non è adeguato e non piace.
Quando invece i giovani uscivano di casa, cambiavano casa, frequentazioni, stili di vita e dotazioni tecnologiche, trovavano lavori saltuari, tendevano a fare una cosa abbastanza strana ma in fondo divertente: socializzavano.
E socializzavano molto!
E tutto questo socializzare in un contesto scarsamente protettivo quale quello domestico li portava a confrontarsi a viso aperto con quello che era vita indipendente.
Allora prendevano coscienza dei problemi, e delle necessità di affrontarli.
Discutevano, si incazzavano, si organizzavano. Poi, arrivavano a chiedere conto, in qualche modo, delle prospettive che erano loro offerte.
Bene, caro Ministro. Non so se gliela passeranno, se troveranno dei soldi.
I sindacati già non sono molto felici del fatto di chiederli ai pensionati , inventandosi un patto generazionale un pochino sempliciotto per essere proposto da un economista in odore di Nobel.
I suoi colleghi di governo men che meno.
Ma questa volta, a patto che si impegni un po’ di più in queste proposte, siamo con lei. È tutto nel nostro interesse, anche se non crediamo che tutto ciò rientri propriamente nel suo..
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