Published on Settembre 23rd, 2009 | by Nidil_Firenze
3Rassegna Stampa 23 Settembre 2009
Sabato doveva esserci la manifestazione per la libertà di stampa. Libertà di stampa: l’Italia è al 40° posto dopo Cile, Benin e Namibia.Manco nel tennis siamo così scarsi. Però è stato tutto rinviato (non la Coppa Davis), sabato era infatti il giorno del rientro delle salme dei parà. Toni mesti e dimessi. Tutti. Tranne uno. Lui è il Ministro PA Brunetta: attacca la sinistra “elitaria e parassitaria”, e, invitandola a recuperare gli ideali di una volta, manda i suddetti a morire ammazzati (Repubblica e altri, 19 settembre). Forse non era il giorno ideale per certe esternazioni. Poi si rivolge ad una “sinistra perbene”, a cui consiglia una lotta di liberazione da questo abbraccio mortale. Forse rivolgendosi ad una sinistra per bene si stava riferendo a Fini? Conclude dicendo che non collaborerà con chi fa ideologia politica con la tonaca.
Brunetta due giorni dopo il blitz, dice: “Non mi scuso, è in gioco la democrazia” (Repubblica, ma anche il Corsera, 20/9). Il ministro deve aver fatto confusione dell’area di appartenenza dei politici con in tasca la tessera della P2, ma possiamo capirlo. Ha vissuto un periodo di stress intenso. Infatti ha ricevuto un attacco frontale dall’Espresso, secondo avrebbe riportato i risultati di un’indagine che sovradimensionerebbe il successo nella lotta all’assenteismo, sostanzialmente a causa di un cosidetto campione autoselezionato (ovvero il fatto che all’indagine avrebbero liberamente scelto di partecipare le PA che, con ogni probabilità, avevano conseguito più drastiche riduzioni dell’assenteismo). Per vedere l’articolo dell’Espresso non è difficile: primeggia sulla home page del Ministero della Funzione Pubblica. In ogni caso, nota il settimanale, l’effetto Brunetta negli ultimi mesi si sta esaurendo. Giuseppe Pisauro, dalla Voce.info, difende però il ministro (17 sett), sostenendo che da una parte l’esaurimento dell’effetto è fisiologico, dall’altra che, seppur il campione delle PA che hanno partecipato all’indagine non sia rappresentativo, la riduzione dell’assenteismo sarà pur sovrastimata, ma in ogni caso effettiva. È questa è una buona notizia per tutti. Più difficile indagare la percentuale di lavoratori pubblici, invece, che a causa dei tagli delle voci del salario accessorio in caso di malattia, si sono dovuti prendere giorni di ferie per stare a letto tranquilli con la febbre…
Tutto questo incipit su Brunetta per dire due parole in croce sui precari. I “suoi” precari, quelli statali, quelli che secondo voci informate il tribunale di Pisa avrebbe recentemente indicato come da stabilizzarsi, condannando il Comune che li aveva assunti apparentemente per coadiuvare le attività dei gruppi consiliari (legge per questa tipologia di lavoro esclude dai processi di stabilizzazione) e che invece erano stati utilizzati per le normali attività degli uffici comunali. Insomma, la Finanziaria presentata lunedì da 3monti (Repubblica di martedì 22/9) prevede 135 millions di euro per il “personale statale non contrattualizzato”, mentre Confindustria chiede nuove a maggiori risorse per gli ammortizzatori sociali…(articolo da rassegna.it di martedì 22/9) In ogni caso, notizie confortanti: il Pil crollerà solo del 5%, invece che del 5,2%. La crisi è finita!
A proposito di Pil: cos’è il Pil?
Ricordo Beppe Grillo che sosteneva che se un ponte crollava bisognava essere contenti, perché il Pil sarebbe aumentato grazie alla ricostruzione.
Quindi: se il Pil è alto noi siamo contenti?
Orazio Carabini propone degli esempi sul Sole 24 ore del 21 settembre: un professionista affermato vive in una grande città e il suo reddito è elevato. Passa più di due ore al giorno in automobile, in mezzo al traffico. Ha una casa grande e bella ma immersa nell’inquinamento, per cui mette da parte una buona parte del suo reddito per scappare dalla città: vacanze, fine settimana, ponti… O il caso di un imprenditore di successo che vive in un quartiere preso a bersaglio dalla criminalità. Il forte senso di insicurezza lo spinge a rintanarsi in casa dove, per trascorrere il tempo libero, si e dotato di tutte le meraviglie della tecnologia, con un sistema home theater mostruoso. Qual è l’effettivo livello di benessere? Quanto sono “felici”?
Maurizio Pallante, il saggista che ha scritto tra l’altro il libro sulla “Decrescita felice”, scrive più di un anno fa sul blog ilconsapevole.it: “il PIL in realtà misura il valore monetario delle merci, ovvero degli oggetti e dei servizi scambiati con denaro. Ma il concetto di bene e il concetto di merce non coincidono. Ciò che si produce per sé è un bene, ma non una merce. Analogamente i servizi alla persona forniti per amore e non in cambio di denaro apportano benefici ineguagliabili non solo a chi li riceve e a chi li fornisce, ma all’umanità perché accrescono il tasso di relazioni interpersonali positive”.
A proposito di servizi offerti per amore, ho sentito qualcuno sostenere che se i partner si scambiassero pagamenti per i rispettivi apporti alla felicità reciproca, il Pil si impennerebbe a livelli insostenibili. Specie se i tariffari per le prestazioni fossero quelli di Palazzo Grazioli.
(Ma all’informazione positiva offerta da questo sex-Pil, immaginate gli effetti sulla società: uomini e donne che discutono dell’importo delle prestazioni delle loro rispettive partner, incentivati a cercare le attenzioni dove potrebbero costare meno… Discussioni familiari sull’aumento dei prezzi, quindi sull’inflazione, perché “oggi in realtà non mi andava”…)
Fortunatamente, l’Europa rischia di de-pilarsi: Sarkozy infatti ha riunito in una commissione di 25 saggi (Stiglitz, Sen, Fitoussi tra i referenti) che sta mettendo a punto nuovi indicatori di benessere, sulla base del presupposto che, “per valutare il benessere materiale, si devono analizzare i redditi e i consumi piuttosto che la produzione” (Repubblica, 12/9). Questi nuovi indicatori cercherebbero, sostanzialmente, di “misurare” i molteplici aspetti che definiscono la qualità della vita. Non dovrebbero sostituire il Pil, ma “equilibrarlo”, offrendo spunto per le decisioni politiche: così sostiene Enrico Giovannini, dal 2001 capo dell’ufficio statistico dell’OCSE e facente parte della suddetta commissione, sul Foglio del 17 settembre. Il risultato finale sarebbe quello di affiancare al prodotto interno lordo il Prodotto Nazionale Netto.
Che la guerra al Pil sia iniziata lo testimonia il fatto che tale iniziativa non è isolata, ma collegata ad un’analoga riflessione della Commissione Europea che entro il 2010 presenterà la versione pilota di un indice ambientale globale che consentirà di valutare il progresso compiuto nei principali settori della politica e della tutela ambientale: qualità della vita, ambiente sano, coesione sociale e felicità individuale (Sole 24 Ore del 21 settembre). Con quali risultati?
Già il 18 settembre Marco Fortis, sul Foglio, riportava che secondo l’OCSE l’Italia avrebbe una ricchezza netta tra le più elevate del mondo, pari a più di 8 volte il reddito disponibile.
La morale di tutto ciò?
Cari precari e care precarie, abbiate fiducia. Può essere che nel giro di pochi mesi scopriremo di essere tutti ricchi e appagati. Felici e de-Pilati.
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