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Published on Maggio 7th, 2010 | by Nidil_Firenze
5Ddl Lavoro: CGIL, le modifiche non bastano per cambiare il senso di una legge sbagliata
“Governo e maggioranza sono costretti ad apportare qualche modifica alla controriforma del processo del lavoro, ma ciò non basta per cambiare il senso di una legge sbagliata che continua a mantenere punti evidenti di incostituzionalità”. Così Fulvio Fammoni, Segretario Confederale della CGIL, commenta gli emendamenti presentati dal relatore, dalla maggioranza e dal governo, in Commissione Lavoro della Camera, al ddl lavoro. “Prendiamo atto – afferma il dirigente sindacale – di questi primi cambiamenti che riteniamo anche frutto della nostra coerente iniziativa, ma la mobilitazione per cambiare una legge sbagliata prosegue e si rafforza”.
Tra i cambiamenti previsti dagli emendamenti, Fammoni sottolinea che: “la clausola compromissoria non può essere stipulata per nessuna materia all’atto dell’assunzione e non solo per le controversie relative al licenziamento come previsto nella dichiarazione comune separata; il licenziamento non può essere orale ma solamente in forma scritta; il lodo arbitrale non è più definitivo, ma può essere impugnato, anche se resta la pesante spada di Damocle di una possibile dichiarazione preventiva di accettazione di qualsiasi decisione arbitrale”.
Permangono per Fammoni misure ‘molto gravi’ come: “la certificazione in deroga ai contratti collettivi nazionali di lavoro e i vincoli al ruolo del giudice del lavoro; il ricatto sui precari per la clausola compromissoria che non è certo attenuato da un rinvio di 30 giorni; nessuna schermatura sostanziale alla derogabilità di leggi e contratti, possibile con l’arbitrato di equità che resta preventivo al manifestarsi della controversia; è confermata la previsione di un decreto ministeriale anche se fintamente attenuata; non è previsto niente sui termini dell’impugnazione e dell’articolo 50”. Pertanto, aggiunge Fammoni, “in relazione al messaggio del Presidente della Repubblica paiono evidenti le non risposte sull’insieme dei 5 articoli di legge”.
Tuttavia, conclude, “questo sommario esame delle proposte del centro destra dimostra la pervicacia con cui si vuole portare avanti la controriforma del diritto del lavoro, ma anche che una coerente iniziativa di mobilitazione produce prime crepe nel meccanismo. Per questo la mobilitazione proseguirà con rinnovato vigore a partire dal coinvolgimento e dall’informazione dei lavoratori, dall’evidenziazione dei punti di incostituzionalità e dalle iniziative di mobilitazione già in programma in tutta Italia. A partire dai presidi sotto le prefetture di tutte le città di Italia il 26 aprile e dal presidio nazionale nel giorno dell’avvio del dibattito in aula il 28 aprile”.
Tra i cambiamenti previsti dagli emendamenti, Fammoni sottolinea che: “la clausola compromissoria non può essere stipulata per nessuna materia all’atto dell’assunzione e non solo per le controversie relative al licenziamento come previsto nella dichiarazione comune separata; il licenziamento non può essere orale ma solamente in forma scritta; il lodo arbitrale non è più definitivo, ma può essere impugnato, anche se resta la pesante spada di Damocle di una possibile dichiarazione preventiva di accettazione di qualsiasi decisione arbitrale”.
Permangono per Fammoni misure ‘molto gravi’ come: “la certificazione in deroga ai contratti collettivi nazionali di lavoro e i vincoli al ruolo del giudice del lavoro; il ricatto sui precari per la clausola compromissoria che non è certo attenuato da un rinvio di 30 giorni; nessuna schermatura sostanziale alla derogabilità di leggi e contratti, possibile con l’arbitrato di equità che resta preventivo al manifestarsi della controversia; è confermata la previsione di un decreto ministeriale anche se fintamente attenuata; non è previsto niente sui termini dell’impugnazione e dell’articolo 50”. Pertanto, aggiunge Fammoni, “in relazione al messaggio del Presidente della Repubblica paiono evidenti le non risposte sull’insieme dei 5 articoli di legge”.
Tuttavia, conclude, “questo sommario esame delle proposte del centro destra dimostra la pervicacia con cui si vuole portare avanti la controriforma del diritto del lavoro, ma anche che una coerente iniziativa di mobilitazione produce prime crepe nel meccanismo. Per questo la mobilitazione proseguirà con rinnovato vigore a partire dal coinvolgimento e dall’informazione dei lavoratori, dall’evidenziazione dei punti di incostituzionalità e dalle iniziative di mobilitazione già in programma in tutta Italia. A partire dai presidi sotto le prefetture di tutte le città di Italia il 26 aprile e dal presidio nazionale nel giorno dell’avvio del dibattito in aula il 28 aprile”.
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